La dieta chetogenica è un tipo di alimentazione che induce la formazione di corpi chetonici, molecole utilizzate dal nostro organismo come fonte di energia. I corpi chetonici si formano in seguito al digiuno o dopo un intenso sforzo fisico oppure a causa di diete povere in carboidrati.
Pur essendo una dieta relativamente datata e conosciuta, parlare oggigiorno di tale regime alimentare è piuttosto complesso perché viene purtroppo spesso banalizzata, credendo che basti automaticamente essere in chetosi per ottenere un dimagrimento. Tale regime alimentare nasce all’incirca nel 1920 per il trattamento dell’epilessia farmaco resistente e, ad oggi, ne sono state studiate diverse varianti in base agli obiettivi che si desidera ottenere.
Il comune denominatore di tutte le diete chetogeniche è il quantitativo dei carboidrati; ciò che invece varia sostanzialmente è l’apporto delle proteine e, soprattutto, dei grassi.
Generalmente la chetosi si innesca riducendo di molto i carboidrati. Secondo le linee guida l’apporto dei carboidrati non deve essere superiore ai 50 grammi al giorno. Per esperienza personale tale numero è solo teorico; ho avuto pazienti che sono stati in chetosi con 50 grammi, altri invece con 80 grammi, altri ancora con un apporto di 30 grammi. Tali differenze in grammi è determinata da tanti fattori, come ad esempio: età, sesso, altezza, massa muscolare metabolicamente attiva, attività fisica ed eventuale attività sportiva.
Le differenze sostanziali nell’elaborazione degli schemi dietetici chetogenici riguardano soprattutto la determinazione della quantità delle proteine e dei grassi.
Ho sempre ribadito l’importanza di un adeguato apporto proteico, rispettandone il fabbisogno individuale e giornaliero e dunque di una Dieta Chetogenica personalizzata.
E’ risaputo oramai che un apporto eccessivo di proteine è dannoso alla salute, sovraccaricando fegato e reni; ma quello che si sa poco è che un quantitativo di proteine superiore al proprio fabbisogno, ma non troppo da danneggiare la salute, non aiuta a dimagrire in quanto l’eccesso di proteine non viene smaltito ma utilizzato dal nostro organismo. Le proteine in eccesso vengono infatti convertite in zuccheri, attraverso una strada metabolica chiamata gluconeogenesi (formazione di glucosio a partire da molecole non zuccherine come le proteine). Gli zuccheri prodotti da questo processo metabolico bloccheranno lo stato di chetosi, con conseguente aumento del senso di fame. Inoltre, gli zuccheri generati dalla gluconeogenesi, se non smaltiti dal nostro organismo, seguiranno una strada metabolica chiamata lipogenesi (formazione dei lipidi e quindi della massa grassa). Un apporto basso di proteine, invece, implica un deperimento muscolare. Sicuramente si avrà un calo della massa grassa ma anche della massa muscolare, che causerà riduzione del tono della pelle, calo del metabolismo e facile recupero dei chili persi post trattamento dietetico.
Come accennato precedentemente, i grassi giocano un ruolo fondamentale nel determinare la tipologia dietetica chetogenica. Le diete chetogeniche ad oggi conosciute si differenziano per un quantitativo di grassi che varia dal 90% se si pensa alla dieta chetogenica classica, usata per lo più per problematiche neurologiche, a percentuali molto basse come le diete VLCKD (Very Low Calorie Ketogenic Diet) per il trattamento del sovrappeso, dell’obesità e delle adiposità localizzate.
Parlare quindi di dieta chetogenica come unica dieta universale per il dimagrimento non ha senso; non basta ridurre solo i carboidrati ma è necessario anche che le proteine e i grassi vengano dosati in base alla propria composizione corporea e metabolica, affinché avvenga un buon dimagrimento, stabile e duraturo, nel pieno rispetto della salute.